Piazza del Mercato a Borgo San Lorenzo © FC
Piazza del Mercato, importante parcheggio e uno dei pochi necessari per il commercio locale, si è trasformata ieri in un campo di battaglia tra esigenze pubbliche e necessità quotidiane. A scatenare la rabbia è stata la chiusura totale dell’area per consentire la realizzazione di nuove strisce pedonali. Un intervento di manutenzione urbana che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto migliorare la sicurezza dei pedoni. Ma che, nella realtà, ha generato frustrazione, disagi e un senso crescente di abbandono tra i commercianti della zona.
Un messaggio vocale circolato su WhatsApp ha dato voce al malcontento. Il protagonista – un operatore economico del quartiere – si rivolge direttamente alla nostra redazione. Il tono è acceso, la rabbia palpabile. L’uomo non usa mezzi termini: "Ma si possono fare questi lavori di giorno? Chiudere tutta Piazza del Mercato così, senza preavviso, è una follia!". Ricordiamo che in altri luoghi della città, le strisce pedonali vennero fatte di notte.
Il problema principale non è tanto l’intervento in sé, quanto l’orario in cui è stato programmato. Secondo il commerciante, un’operazione simile avrebbe dovuto svolgersi di notte, per non intralciare le attività produttive. “Fate le strisce pedonali quando la città dorme, non quando le persone cercano di guadagnarsi da vivere”, urla, esasperato, nella registrazione. Un grido che rappresenta la voce di tanti piccoli imprenditori, alle prese ogni giorno con una burocrazia spesso insensibile alle dinamiche del territorio.
Il disagio è reale. La chiusura ha reso impossibile accedere con i veicoli alla piazza, paralizzando le consegne, complicando il transito dei clienti e – come se non bastasse – eliminando ogni possibilità di parcheggio nei paraggi. “Come faccio a lavorare? Dove parcheggia la gente? Come apro il mio negozio se nessuno può arrivare?”, sono solo alcune delle domande lanciate con rabbia e frustrazione.
Il malcontento, oltre che economico, è anche organizzativo. I commercianti si sentono ignorati, esclusi da qualunque processo decisionale. Nessun avviso, nessun preavviso. Solo i nastri bianchi e rossi che, dall’alba, hanno blindato l’intera area. Una gestione improvvisata che alimenta un clima di tensione già diffuso in un momento economico difficile per il commercio al dettaglio.
Non si tratta solo di un episodio isolato, ma di una questione più ampia: la distanza tra chi pianifica gli interventi pubblici e chi vive il territorio quotidianamente. Iniziative pensate per il bene collettivo rischiano di diventare un boomerang se non vengono coordinate con chi, su quelle strade, costruisce il proprio futuro giorno dopo giorno.
L’episodio riapre anche un dibattito annoso: esiste un equilibrio tra la manutenzione urbana e la salvaguardia delle attività economiche locali? È possibile intervenire sul tessuto cittadino senza compromettere la vita lavorativa di chi lo anima?
Quel messaggio vocale è lo sfogo di un’intera categoria che chiede rispetto e considerazione. “Non possiamo essere sempre gli ultimi a sapere, e i primi a subire”, sembra dire il commerciante. E non ha tutti i torti.
L’auspicio è che situazioni simili vengano gestite in futuro con maggiore attenzione, coinvolgendo chi vive e lavora nelle aree interessate. Perché la città non è fatta solo di strade e segnaletica, ma anche – e soprattutto – di persone, relazioni e lavoro quotidiano.


