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Anche Campo di Marte non sarà più lo stesso co n l’opera “innovativa” degli anni ‘90 che costa oro e abbatte alberi

La nuova linea viene presentata come “infrastruttura strategica e innovativa”. Peccato sia un progetto vecchio di 40 anni e non solo.

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Viale dei Mille Viale dei Mille © Street View
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Il nuovo tracciato che tanto fa gongolare la Giunta fiorentina è ormai realtà.
Poco importa se andrà a impattare brutalmente su aree residenziali e commerciali già congestionate da una gestione viabilistica più che approssimativa.
Cantieri su cantieri (con quelli dello stadio e del ponte al Pino in contemporanea, per non farsi mancare nulla), curve strette e quartieri stravolti: l’ex isola felice di Campo di Marte/Coverciano si prepara a diventare un girone dantesco.

Lo stravolgimento di Campo di Marte/Coverciano
Si parla di 6,1 km di tracciato con 15 fermate, a cui si aggiungono due “perle” ingegneristiche:
- il sotto attraversamento del cavalcavia delle Cure, che dovrebbe infilarsi sotto la linea ferroviaria… dove però passa già l’alta velocità (auguri!),
- il sovrappasso del Mensola, all’altezza di via della Chimera, utile giusto per portare passeggeri nel deserto della stazione di Rovezzano.
Nel frattempo, il mega-parcheggio di via Campo d’Arrigo è sparito dai radar: forse qualcuno ha realizzato che infilare migliaia di auto in un budello senza uscita era un’idea geniale solo sulla carta.
E la chicca? Per molti dei suoi 6 km la linea correrà in parallelo alla ferrovia esistente, che avrebbe potuto tranquillamente essere usata come fanno in altri Paesi. Il tutto alla modica cifra di 360 milioni di euro, ossia 60 milioni a chilometro...

L’opera “innovativa” (degli anni ‘80)
Fra sorrisi smaglianti e toni trionfalistici, la sindaca Sara Funaro e l’assessore Andrea Giorgio presentano la tramvia come “mezzo innovativo, sostenibile e al passo coi tempi”.
Peccato che il progetto risalga a quando la Funaro faceva ancora le scuole elementari.
Innovativo? Forse nel 1995, oggi suona come vendere un videoregistratore a cassette spacciandolo per l’ultima frontiera tecnologica.
E mentre la sindaca inciampa in imbarazzanti giri di parole (vedi alla voce: supercazzola sull’orrendo cubo dell’ex comunale), l’amministrazione si autocelebra senza un filo di rossore.

I numeri che non tornano (ma fanno scena)
Secondo i dati che fornisce il Comune - senza però riferire lo studio, fatto da chi e come . questo tratto porterà 9 milioni di passeggeri all’anno.
Sommando i 45 milioni già “previsti” sulle linee attuali e gli 11 della tratta Libertà–Bagno a Ripoli, il conto arriva a 65 milioni.
Peccato che l’amministrazione parli di 110 milioni di passeggeri quando la rete sarà completata. Forse c’è un algoritmo segreto che raddoppia i numeri da solo?
E ricordiamo che questi numeri includono le orde di turisti scaricati all’hub di Villa Costanza: non proprio i pendolari quotidiani che dovrebbero rappresentare la vera utenza.

Le perplessità di Campo di Marte
Il quartiere è spaccato: c’è chi vorrebbe la tramvia, ma magari pensata in modo più moderno, e chi non la vuole affatto per timore della solita “mattanza verde”.
Molti residenti temono che il passaggio sul viale dei Mille sia un colpo mortale per vivibilità e commercio. Il consigliere Alessandro Draghi chiede: “Perché non utilizzare viale Paoli, più adatto alla mobilità e meno denso di attività commerciali?” “C’è davvero bisogno di transitare in viale Malta, con ben quattro curve ad angolo retto e tutto il concerto di rumori che ne consegue?”.

La mattanza verde (alias: il solito giochetto dei numeri)
Nel suo entusiasmo, la Giunta ha “dimenticato” di dire quanti alberi verranno abbattuti. I dati ufficiali parlano chiaro:
alberi esistenti censiti: 1.526
abbattimenti previsti: 428
nuovi alberi piantati: 506
totale a fine lavori: 1.604
Un saldo positivo, dicono. Peccato che la matematica non spieghi che si tratta di 1300 piantine giovani messe al posto di 500 alberi maestosi.
Risultato? Decenni prima di rivedere ombra, bellezza e valore ecologico comparabili.
Nel frattempo, i viali del Poggi e i quartieri coinvolti famosi per essere "verdi" si trasformano in altri deserti di cemento e rotaie.

Morale della favola: Firenze si ritrova con un progetto nato negli anni ‘90, presentato come se fosse il futuro, con costi da capogiro, numeri che non tornano e una strage di alberi camuffata da “compensazione”.
L’ennesima favola che nessuno ha il coraggio di chiamare col suo nome: una fregatura ben confezionata.

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