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Addio a Mario Sconcerti, fuoriclasse del giornalismo sportivo cresciuto al "Brivido"

Il ricordo di chi ha avuto lo stesso Maestro di penna.

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Se n'è andato all'improvviso alla vigilia della finale del mondiale che aveva raccontato fino al giorno prima.
Uno dei tanti mondiali che aveva visto e commentato con la sua penna arguta, compresi i due trionfi del 1982 e del 2006.
Mario Sconcerti era un fuoriclasse del giornalismo italiano. Un fiorentino doc che della tempra dei nati all'ombra della Cupola del Brunelleschi aveva proprio tutto: arguzia, intelligenza e sarcasmo. .

Lunghissima la sua carriera iniziata poco più che ragazzino nella sua Firenze.
Le biografie delle agenzie di stampa raccontano che abbia iniziato a muovere i suoi prima passi nel giornalismo al Corriere dello sport di cui fu anche direttore prima di passare (da direttore) al Secolo XIX, poi alla Gazzetta dello Sport (vice di Cannavò), a La Repubblica e poi al Corriere. Nel mezzo un'esperienza che spesso ha definito "la più bella della mia vita" quella di direttore generale della Cecchi Gori Group e della sua amata Fiorentina.

Chi però il giornalismo lo conosce non solo perché legge qualche quotidiano ma perché lo vive "al di qua" della barricata sa benissimo che al Corriere dello Sport, neanche se sei un fuoriclasse della penna arrivi per caso. E nemmeno Mario Sconcerti c'è arrivato per caso.

Se oggi piangiamo un maestro di giornalismo riconosciuto da tutti che sapeva scrivere e filosofeggiare di calcio, di ciclismo ma non solo anche di società, politica e tanto altro ancora lo facciamo perché Sconcerti era cresciuto, poco più che ragazzino, in quella palestra del giornalismo che all'inizio degli anni'70 alla metà degli '80 fece di Firenze una fucina di grandi talenti che si chiamava Brivido Sportivo.

In via Corelli, zona Il Barco fra gli odori d'inchiostro della tipografia, quelli del ticchettio delle macchine da scrivere e il piombo delle linothipe l'imberbe Mario Sconcerti muoveva i primi passi con un intera generazione di enfant prodige della penna destinati a scrivere pagine di storia del giornalismo e non solo sportivo.
Oltre a lui in quel decennio hanno bazzicato quella che era la redazione de Il Brivido Sportivo Massimo Sandrelli, Manuela Righini, Alessio Tenti, Carlo Pallavicino, Marcello Mancini, Laura Alari, Cesara Buonamici e Vittorio Betti tanto per citare i primi nomi che mi vengono in mente.
Tutti giovani di belle speranze lasciati liberi di esprimere le loro idee (nuove) di giornalismo dal direttore Paolo Melani che per primo capì che avevano stoffa e che decise di puntare su di loro per creare un giornale fresco, vivace e a suo modo rivoluzionario.

Il Brivido Sportivo era questo e se è vero che i ragazzi avevano stoffa è altrettanto vero che se hanno potuto emergere ed esprimersi lo hanno fatto perché c'è stato chi ha creduto in loro scegliendo di affidare la pagine di quel settimanale calcistico popolarissimo fra gli appassionati di Fiorentina a illustri sconosciuti piuttosto che a firme celebri e celebrate.

Oggi nel ricordare Sconcerti molti scordano quella sua gavetta e se è vero che a lui si devono pagine e titoli importanti quali "Baggio vorrei che tu Cartesio e io..." leggenda narra che fu forse lui a coniare titoli storici del Brivido fra qui quel "Meglio secondi che ladri!" passato alla storia.

Chi scrive ha avuto la fortuna di avere lo stesso maestro di giornalismo nella sua seconda vita giornalistica: quella del turismo e dell'enogastronomia e di conoscere a menadito tante racconti di storielle e anedotti legati a quella generazione fantastica di penne.

L'ultima volta che vidi Mario Sconcerti fu nel 2001 quando la Fiorentina di cui era direttore di Cecchi Gori stava desolatamente avviandosi verso la serie B. Ero in auto con Paolo Melani ferma a un semaforo rosso. Davanti a noi stava attraversando Mario Sconcerti a piedi. Melani accellerò per spaventarlo riuscendoci in uno scherzo fra vecchi amici che non si vedevano da tempo. Sconcerti rispose sempre scherzando "Che fai? Mi volevi mettere sotto?", Melani rispose "Sì e anche a marcia indietro lo farei, come ha fatto uno come te a decidere di passare dall'altra parte e mettersi a fare il dirigente di calcio!". "Mi brontoli come facevi in redazione?" chiese Sconcerti e Melani rispose. "Sì, perchè te lo meriti!".

Si sorrisero e risero, ricordando i vecchi tempi che molti dimenticano.
Ciao Mario, fiorentino vero.

 

Ciao papà..te ne sei andato con un colpo di scena, proprio come volevi tu. E come volevi tu, ne stanno parlando tutti. E io lo so che faccia stai facendo... ovunque sei, sarai sempre con noi. ti vogliamo bene.#Sconcerti #mariosconcerti

— Martina Sconcerti (@sconcertina) December 17, 2022

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